Uno degli elementi più noti e applicati di Agile è la co-location.
Molti gruppi di progetto Agile lavorano nella medesima stanza in “perfetta ottemperanza” all’approccio Agile ed in particolare al Principio N° 6 “The most efficient and effective method of conveying information to and within a development team is face-to-face conversation”.
Anche se, come spesso faccio notare, la parola stanza non è citata nemmeno una volta nella Scrum Guide (K. Schwaber e J. Sutherland), certamente la possibilità di essere tutti in uno stesso posto e nel medesimo momento agevola la comunicazione e la condivisione, facilita la partecipazione (alle conversazioni, agli eventi, alle “chiacchiere” da cui poi nascono le idee e le soluzioni, …) e crea il gruppo.
Ma, all’improvviso, la questione non è più se possiamo lavorare Agile con gruppi di progetto dislocati perché, oggi, ai tempi del coronavirus, lavorare distanti è la regola anzi la legge.
E allora?
E allora, non esiste altra soluzione: adattiamo Agile alle nuove esigenze, questa volta non del business o del cliente ma della vita stessa.
In questi giorni, tutti noi siamo sottoposti ad uno stress molto forte.
Le brutte notizie che arrivano dal mondo esterno sono estremamente difficili da assimilare e, di conseguenza, la nostra capacità di concentrazione è più bassa.
La prima riga del Manifesto Agile recita “Individuals and interactions over processes and tools” e, quindi, mai come oggi è necessario dare attenzione alle persone, fare in modo che tutti si sentano comunque a proprio agio e “liberi” di esprimere le proprie esigenze, sapendo che gli altri sono disponibili e disposti ad ascoltare e a dare il proprio supporto.
Lavorare da casa, in queste circostanze così straordinarie, non è certamente facile proprio perché non lo stiamo facendo per scelta o per comodità ma per avere una chance di vita per noi e per gli altri e con noi, insieme a noi, accanto a noi, lo stanno facendo i nostri figli, le nostri mogli, i nostri mariti e tutte le persone con cui conviviamo. È però necessario, per la nostra e per l’altrui salute mentale, ricreare lo spazio e lo spirito con cui si lavora in ufficio.
Siamo tutti a casa ma i valori di Scrum non cambiano e si applicano anche in tempo di coronavirus.
Ai tempi del coronavirus, bisogna cambiare il significato di alcune parole.
Non possiamo dimenticare la comunicazione, la trasparenza, la cooperazione, la condivisione, l’essere e lavorare insieme, l’essere e decidere insieme, l’incontrarsi, il vedersi, discutere, magari anche litigare, parlarsi e poi capirsi. Ma tutte queste parole, oggi, vanno applicate in un modo diverso, attraverso l’uso di strumenti che, in un qualche modo, ci permettano di azzerare la distanza che inevitabilmente ci separa.
La rete, i sistemi di video conferenza, le video chiamate, i sistemi di messaggistica, gli strumenti per condividere le informazioni, gli strumenti per collaborare ad uno stesso lavoro, tutto questo è indispensabile e deve funzionare al meglio: velocità di trasmissione, sicurezza dei dati e qualità di audio e video fanno la differenza tra lavorare insieme e faticare anche per fare le cose più semplici (da cui, frustrazione, sensazione di non farcela, attenzione e produttività ai minimi livelli).
Non è facile, ma è l’unica via.
Ai tempi del coronavirus, trovare un giusto ritmo di lavoro è più complicato.
Ognuno di noi è a casa propria, ha esigenze e difficoltà diverse, magari ha problemi che andando in ufficio era più facile lasciare fuori dalla porta.
È necessario dedicare al lavoro tutto il tempo che serve con un ritmo di lavoro che sia “sostenibile” per tutti Principio N° 8: “Agile processes promote sustainable development. The sponsors, developers, and users should be able to maintain a constant pace indefinitely”.
Cerchiamo di aiutarci e venirci incontro, comprendiamo le esigenze e le difficoltà di tutti e alleniamoci a lavorare con un ritmo che probabilmente non sarà quello tenuto in ufficio.
Non programmiamo incontri troppo lunghi, non pretendiamo che le persone siano disponibili alle ore più assurde, non approfittiamo della situazione rimandando, rinviando, ritardando, siamo sempre e comunque trasparenti perché siamo e rimaniamo un gruppo di persone in grado di organizzarsi per fare e gestire il proprio lavoro (self-organizing) anche quando la situazione è difficile e servono scelte e decisioni importanti.
Quindi, via libera alla fantasia, regoliamo i tempi ed il ritmo del lavoro nel modo più “giusto” per tutti, per far prosperare il gruppo e per il successo del progetto.
Non pensiamo in alcun modo che la sprint retrospective possa in questi tempi essere trascurata.
È molto facile credere che lavorando da casa, ognuno più o meno per proprio conto, non ci sia poi molto da dire. Ma, invece, c’è molto di cui parlare: la qualità dei rapporti “a distanza”, gli strumenti per il lavoro e la comunicazione, gli orari, i tempi, le difficoltà che incontriamo, …
Il modo che abbiamo scelto di lavorare deve essere rivisto e se necessario ripensato e ridefinito, deve essere giusto per tutti e per ciascuno, deve essere quello che serve, alle persone, al progetto, all’organizzazione.
#andratuttobene #iorestoacasa
Cristina Fallarini
Senior Teacher @ OverNet Education
IT and Quality Consultant | Professional Scrum Master